L'età della crisi

(dalla fine dell'800 al 1920)

La situazione sociale

 

Tra la fine del XIX secolo e il 1920, in seguito alla Seconda Rivoluzione industriale, si determinano profondi cambiamenti in ambito non solo economico, ma anche sociale.

 

Si rileva innanzitutto un notevole incremento demografico, dovuto al miglioramento della qualità della vita. Si assiste, specialmente in Inghilterra, al fenomeno dell'urbanesimo e ad un notevole spostamento di manodopera verso le città, che riduce la forza lavoro nelle campagne, determinando un diverso rapporto tra agricoltura e industria.

 

La II rivoluzione industriale, inoltre, con l'espandersi del capitalismo e l'aumento della produzione, determina la crescita impetuosa del proletariato, che si impone come una classe consapevole di sé e capace di portare avanti un progetto politico, dibattuto nella Seconda Internazionale (1889) ed espresso nei programmi dei Partiti Socialisti.

 

La stratificazione sociale si fa più mobile e complessa. All'interno della classe operaia si comincia ad avvertire la distinzione tra manodopera generica e lavoratori qualificati, che partecipano maggiormente ai vantaggi dello sviluppo capitalistico. Crescono i lavoratori autonomi, anche perché aumentano notevolmente gli esercizi commerciali; nascono nuovi mestieri ( meccanico, fotografo ecc.); si espande il settore dei servizi, sia pubblici (per la crescita degli apparati burocratici), sia privati (tecnici, impiegati ecc. che nelle aziende svolgono lavori non manuali).

 

In definitiva, aumenta notevolmente un ceto medio urbano, ben distinto dall'alta borghesia quanto a condizioni di vita, ma vicino a questa quanto ad assunzione di valori (individualismo, proprietà privata, accettazione della gerarchia, patriottismo). 

 

Il ceto medio, privo di originale identità culturale e di una propria rappresentanza politica, sarà comunque destinato a svolgere un ruolo di primo piano sia dal punto di vista economico (rappresenta il popolo dei "consumatori"), sia dal punto di vista politico ( rappresenta l'elettorato di massa capace di produrre oscillazioni determinanti).

 

Si impone la questione sociale, il problema dell'emancipazione non solo economica, ma anche sociale politica e culturale del proletariato. Questa classe cerca di definire la sua linea politica nella Seconda Internazionale, pur oscillando tra posizioni riformiste e socialdemocratiche (ispirate a Bernstein) e massimaliste (ispirate a Kautsky).

 

In ogni caso, il proletariato porta avanti una lotta di classe contro la borghesia capitalistica (attraverso scioperi, manifestazioni, lotte parlamentari) riuscendo ad ottenere miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro.

 

Anche la Chiesa mostra di essere sensibile alla questione sociale e, pur condannando le dottrine socialiste, con la "Rerum Novarum" di Leone XIII riconosce giuste le esigenze di miglioramento espresse dai lavoratori.